Critiche

Franco Quadri, la Repubblica 

… magistrale traduzione consecutiva nel linguaggio dei gesti dei nonsensi di Pietro Ammicca, una maschera televisiva ormai acquisita… mettendo con eleganza da parte le citazioni dei teatranti di serie B della politica… una rassegna bruciante colpisce le note vetuste dei nostri palcoscenici…

 

Tonino Scaroni, Il Tempo di Roma

… secondo un interprete intelligente ed ironico per vocazione… scartando scartando, però, si propone, come un funambolo, in tante situazioni e tanti generi… con sapidi ammiccamenti, con un dosaggio quasi sempre perfetto nei ritmi… Accoglienza calorosa da parte di un pubblico ben disposto, con altrettanta intelligenza e… leggerezza, a stare al gioco propostogli.

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Rita Sala, il Messaggero di Roma

…si tratta – il titolo è inequivocabile – di un’orgia dal vivo fondata sulla pura abilità, sul godimento palese che dal palcoscenico si dirama in platea… con la tenera protervia dell’istrione soddisfatto, eppure non pago, manda baci e saltella, si crogiola a suon di musica nel calore rassicurante del consenso… E Gigi intreccia teoria e prassi, dà dimostrazioni esilaranti… l’onesta ammissione del guitto disorientato cui restano nel baule, per fortuna, il talento e la passione del successo… gli orizzonti privi di confine della contaminatio, che spazia dalle citazioni d’avanspettacolo, bieche ed efficaci… si mescolano in un unicum che ruota intorno alla fisicità allenata del protagonista, alla sua psicologia onnivora, affamata d’espressione… serata in totale allegria che garantisce l’abbuffata, la soddisfazione, il completo risarcimento… Piacevolissimo, per sottolienare una parte determinata del recital, il siparietto goldoniano: l’attore, travestito da Colombina, "graffia" affettuosamente i modi di un’attrice toscana che va per la maggiore… che piacevolezza, il Belli detto "come davanti al fuoco", e le terribilità pornolaliche di una lettera del cantore disinibito di Roma, letta da Proietti come se fosse una lista delle vivande. O ancora Pietro Ammicca, dio del gesto descrittivo; la "pirandellata", che gigantizza certe pesantezze del teatro serio; la roboante filastrocca finale che taglia i panni addosso la mondo sulle note del Nabucco. Bravura da vendere e pubblico in delirio, naturalmente.

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Giovanni Raboni, Il Corriere della Sera di Milano

  … è indubbiamente spiritosa; ma se le cose funzionano non è certo per questo, né per l’esclusione dei "messaggi" e "contenuti" (Proietti, d’altronde, è troppo intelligente per non sapere che la voluta assenza di significati è a sua volta un significato), bensì per la straordinaria presenza, padronanza e versatilità espressiva del protagonista, a suo agio in ogni incarnazione o ruolo – dal cantante swing allo stornellatore, dal fine dicitore al Petrolini o Fabrizi redivivo - e addirittura irresistibile nel "ricostruire" parodisticamente alcuni stili teatrali, dal pirandellismo di Pirandello allo Shakespeare insostenibilmente aulico di certe vecchie traduzioni e al facile, patetico minimalismo di certa giovane drammaturgia. Questi momenti… mi sono parsi, ripeto, i più felici dell’intero spettacolo… il successo è stato, la sera della prima, a dir poco grandioso.

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