Critiche

Rita Sala, Il Messaggero di Roma

...The Full Monty... ha stimolato Gigi Proietti... a una regia vitalissima, mai casuale, maieutica... La trionfale prima ieri sera... Proietti ha cominciato dagli attori... con la sapienza registica che ha messo su in questi anni, non punta tanto a renderli macchine da efficienza americana, ma personaggi a tutto tondo, ben differenziati l'uno dall'altro e capaci di consapevolezze e commozioni europee. Ironia, sghignazzo, dolore, senso di colpa, solidarietà, amicizia, inventiva, incoscienza: sono una gamma di stati d'animo che i sei ragazzoni percorrono da par nostro, come rubati a un bar di Cinecittà o a un'osteria del Quarticciolo. Persino i siperietti gay che la materia originale contempla hanno un sapore meno isterico e meno dimostrativo di quanto non sia nelle versioni cinematografica e teatrale made in USA. Ciononostante l'impronta generale della rappresentazione si apparenta con lo smalto delle produzioni d'Oltreoceano ripagando del biglietto il pubblico romano... Tre ore di meccanismo da risate che - Gigi lo aveva premesso - si evada molto sena mai dimenticarsi di essere, adesso e in questo luogo, problematici abitanti della terra, pianeta del sistema solare, anno 2001.

Enrico Fiore, Il Mattino di Napoli

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