Critiche

Rodolfo di Giammarco, la Repubblica

...Stavolta per la verità il gioco si fa serio... Proietti vi gestisce un impegno che va al di là dei canoni di un recital... gli attraversamenti di rango hanno spesso un pedigree culturale, la temerarietà con cui padroneggia lo spettacolo rivela un'irrequieta e matura malinconia che è tipica di anarchici signori della ribalta, e qui viene fuori il lusso degli idealismi, del pathos, della voce alla Sinatra o alla Armstrong ma anche il pregio naturale dell'attore narratore... è nelle corde più farfuglianti e delicate del favolista che noi lo preferiamo, quando Gigi instaura verso il finale una comunicativa calma e ricca di sapienza. Ma anche l'altro versante, quello sonorizzato, produce emozioni: esegue brani americani con un'autorità professionale da brividi... un trionfo di pubblico.

Torna all'inizio

 

Rita Sala, Il Messaggero

... Uno spettacolo spudorato, autoconcessivo, vecchio e nuovo come i recital di Gassman e Minetti, di Kenneth Branagh e Bruno Ganz. Innervato dal carisma completo di cui Proietti è portatore sano. Divertente, euforico, musicale, iconoclasta, innamorato, satirico, mordace, doloroso, ineffabile. Lui, l'Attore, a tratti canzonettista, a tratti poeta popolare, gioca sui "tipi" che il pubblico gli chiede in prima istanza, ma scivola poi subito nei corridoi shakespeariani di Amleto, pieni d'ombra irrisolta, nei labirinti di Pirandello, nel nonsenso petroliniano, nella favola dell'Amore raccontata da tempo immemorabile... siamo al lusso... ha qualcosa da raccontare e il talento per farlo, rifarlo e farlo nuovamente. Perchè il suo vintage nasconde trappole di pericolosa, maieutica novità. Perchè a Totò affianca Orlando; a Pietro Ammicca, Ghetanaccio; a Frank Sinatra, Claudio Mattone. Perchè la sua Roma è anche Elsinore, la sua Hollywood un cortile di Trastevere, il suo bingo una bisca di Las Vegas. Gigi pensante nella leggerezza. Dopotutto, il gran teatro del mondo non è oggi il bordello telematico che ci spara addosso offerte, lusinghe, tentazioni, senza mai tener conto del ritmo dell'anima? E non è vero che l'insana voglia di ridere, ridere solo e soltanto, è indizio di quel disagio di vivere dal quale prima o poi ci risolleveremo per recitare poesie? Con il suo show stroboscopico Proietti alla fine ci regala proprio queste consapevolezze...

Torna all'inizio