Note di regia

Con questo spettacolo ho voluto continuare il discorso fatto con A me gli occhi, please, un modo di far teatro fuori dalle strutture di un testo chiuso o di una formula collaudata, una strada intrapresa e verificata sera per sera con la collaborazione viva e confortante del pubblico e che riprendo con questo spettacolo, alzando ben visibili gli avvisi di "lavori in corso".

Anche questa volta è necessario che il pubblico ci assista e ci indirizzi, soprattutto nel particolare momento dell'inizio, anche se i lavori non si concluderanno certo dopo la prima o la decima rappresentazione, ma mi auguro che continuino ancora per molto, magari fino all'ultima sera.

Come mi piace nasce come idea di pratica teatrale, una memoria di teatro come espressione al di fuori della differenziazione o valutazione dei generi, articolata attorno ad un attore ed alle sue curiosità creative.

Con l'"Attore", un complesso di musicisti in scena e un gruppo di elementi intercambiabili nella recitazione, nel canto e nel ballo, secondo un'interpretazione ironica della molteplicità dei ruoli.

In altre parole, si tratta di un ripasso generale, cercando nella memoria teatrale non solo un la nobiltà di un classico, ma anche la tradizione "povera" dell'espressione popolare, mettendo a contrasto oppure associando situazioni create apposta con situazioni dal sapore antico, considerazioni meditate con sviluppi comici deliranti, cantate evocative con motivi del ricordo popolare, ironie coreografiche con elementi scenici allusivi, ecc.

Tutti questi materiali disparati e di natura diversa sono inseriti in un disegno unitario, in un'immagine di teatro fatta di teatro. Mi interessa vedere se in un contesto di pura teatralità possono cadere le definizioni, i moralismi e i pregiudizi sui modi di far teatro.