Note di regia

Il conflitto affascina. Soprattutto quello che contrappone gli obblighi di una legge violenta, che impone la guerriglia e l'odio, alla passione amorosa, che spinge a valicare tutti i confini che separano dalla felicità, siano leggi morali, regole famigliari, rispetto di gerarchie e poteri. A costo della morte.

Nato sotto il segno della commedia, "Romeo e Giulietta" vede una serie di giovani vite stroncate. Ce ne sfugge la causa. Non la conosciamo perchè, nel tempo in cui la morte è diventata così facile, l'abitudine alla rabbia ha sepolto le ragioni dell'odio e nessuno più si ricorda o si domanda quali siano. Si rispetta la regola dell'intolleranza reciproca. E basta.

Ma, mentre tutti lottano, due si vorrebbero amare e, con tenacia infantile, si organizzano per realizzare il loro desiderio. Nascosti dal mantello del segreto e dell'amore, come due bambini sotto al tavolo dove gli adulti discutono e banchettano, si illudono di poter giocare senza essere strappati l'uno all'altro. I due ragazzi riescono ad aggirare le barriere innalzate fra loro da secoli di faide e di violenze, negando il destino di guerra scritto nel loro nome, beffando per una notte la regola famigliare. E tutti quelli che assistono alla storia sono preda di un'euforia di libertà sublime. Vera per noi, e forse anche per il pubblico dei tempi dell'Autore, un'intellighenzia che alla vicenda assisteva inchiodata anche fisicamente, costretta in armature raffinate, abiti il cui rigido linguaggio concedeva solo alla testa, poggiata su fragili gorgiere, il privilegio di vivere sottratta ad un'autorità costrittiva.

Ma l'euforia è breve. La regola severa ribadisce il suo potere, sostenuta da un destino bisbetico e perverso, che trasforma la favola in commedia amara e poi in tragedia, pur se venata da un acido umorismo. Nessuno è padrone degli eventi. Tutti fatti zimbelli della sorte, nonostante ogni buona intenzione. Un dio malvagio governa il destino dei due amanti e delle altre giovani vittime. O forse non malvagio, ma adirato per il disprezzo delle regole di pace e di rispetto. Un dio biblico e giusto, che ribadisce come a giocare con la vita e con la morte possa essere lui solo, pena una smisurata sofferenza.

Gigi Proietti