Cyrano Ercole Savignano di Bergerac,
cadetto di Guascogna, è un fenomenale spadaccino, uno spirito libero ed
un poeta, ma porta nel bel mezzo della faccia un naso che lo "precede
di un quarto d’ora ovunque vada" e gli impedisce "persino il
sogno di essere amato da una donna brutta", che nessuno può
azzardarsi a sottolineare se non lui stesso. È innamorato, senza osare
dirglielo, di sua cugina Rossana che, nel 1600 in cui si svolge la
tragedia, è una "preziosa", una ragazza di buona famiglia che
ama l’intelligenza, lo spirito applicato alle schermaglie d’amore, i
bei concetti e i versi. Rossana è insidiata dal Conte de Guiche, marito
della nipote del Cardinale Richelieu, che tenta in tutti i modi di
convincerla a concedergli le sue grazie, ma è invece innamorata a sua
volta del Barone Cristiano di Neuveillette, una recluta dei Cadetti di
Guascogna, che è bellissimo ma irrimediabilmente privo della raffinatezza
che gli è indispensabile per conquistare la dama. Rossana convince Cyrano
a diventare amico di Cristiano, anche se è l’ultima cosa che il nasuto
spadaccino vorrebbe fare, e, dopo una prima scaramuccia in cui scopre che
il suo rivale in amore è un ragazzo tanto coraggioso da sfidarlo proprio
sul naso, Cyrano gli propone un patto: insieme, uno la bellezza, l’altro
il genio, potranno conquistare Rossana. In una scena sotto il balcone che
rappresenta il primo esempio di playback della storia, Cyrano, rischiando
a più riprese di tradirsi, convince Rossana che Cristiano è l’amore
della sua vita, inducendola a sposare immediatamente il bel barone. Ma
quella stessa sera il Conte de Guiche, beffato dall’astuta Rossana, per
vendicarsi spedisce il corpo dei Cadetti di Guascogna all’assedio di
Arras. Cyrano parte per la guerra promettendo che Cristiano scriverà
spesso, ed in effetti scrive alla sua bella due lettere al giorno finchè
ella, travolta dalla passione che le lettere suscitano in lei, non forza
il blocco delle forze spagnole per recarsi nell’accampamento dei
francesi a rivedere il suo amore. Così Cristiano capisce che Rossana è a
questo punto infatuata non più della sua bellezza ma dello spirito che
però appartiene a Cyrano e costringe l’amico a rivelarle la truffa
perché scelga tra loro due. Disperato, si lancia al primo assalto,
rimanendo ucciso prima che Cyrano possa confessare a Rossana tutta la
trama. All’amico moribondo Cyrano sussurra che è il prescelto, e cerca
a sua volta la morte nella battaglia finale mentre Rossana si dispera sull’ultima
lettera macchiata del sangue di Cristiano e delle lacrime di Cyrano.
Quattordici anni dopo, Rossana si è ritirata in convento, e Cyrano va a
farle visita ogni sabato pomeriggio, portandole le notizie del mondo. Ma
un sabato di settembre cade in un agguato in cui lo feriscono mortalmente
e nel delirio non riesce a negare l’amore che ancora prova per Rossana,
tra le cui braccia muore.
Tragedia da Mattatori, cavallo di
battaglia nientedimeno che di Gino Cervi, in cui si fondono l’amor
cortese e gli ideali di indipendenza e libertà in un amalgama perfetto.
Non si può vedere "Cyrano di Bergerac" senza piangere, e c’è
chi piange per la tragedia d’amore, e chi piange per la tragedia di un
grande spirito in un volto grottesco. La versione di Gigi è una delle
più belle che abbia visto, permeata, anche nei momenti più drammatici,
della sottile ironia che fa parte del suo patrimonio genetico, sontuosa,
ricca, splendidamente recitata, il regalo che Gigi si concede e concede al
suo pubblico per festeggiare i venticinque anni di carriera.
Regia, impostata come quella di un’opera
lirica, in tandem con Ennio Coltorti, spettacolo campione d’incassi
nella stagione 1985-1986, scene di Giovanni Agostinucci, costumi di Giulia
Mafai, musiche di Fiorenzo Carpi. Tra gli allievi del Laboratorio di
Esercitazioni sceniche che fungono da coro si riconoscono Giampiero
Ingrassia, Massimiliano Pazzaglia, Francesca Reggiani. Vanni Corbellini è
Cristiano, Laura Lattuada Rossana. Gigi Proietti È, inequivocabilmente,
Cyrano di Bergerac.
Purtroppo i critici, all’epoca,
tacciarono lo spettacolo di essere un musical, pensando di svilirlo, solo
perché l’inizio del secondo atto è concepito come un intermezzo
musicale e perché Gigi si permette, nel terzo, di cantare una serenata,
peraltro prevista dal copione.
Voi,
invece, leggete le note di
regia di Gigi ed
Ennio Coltorti, fornitemi, assieme alle due ultime foto dal grande
ALESSANDRO, che è in possesso del programma di sala dello spettacolo.
Di
questo splendido spettacolo esistono due versioni: quella teletrasmessa
nel 1987, reperibile solo ed esclusivamente nelle collezioni private, con
una regia quasi completamente rimontata per adeguarsi al linguaggio
televisivo; e una ripresa teatrale datata 1986 dal teatro
Romolo Valli di Reggio Emilia, che è possibile visionare
gratuitamente solo nella sede dell'archivio presso il teatro (grazie
infinite a Claudia Montanari per la dritta!!!) e che è assolutamente
imperdibile.