Gigi Proietti: Romeo e Giulietta

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2003

di William Shakespeare, traduzione e adattamento di Angelo Dallagiacoma

Regia di Gigi Proietti

Con Alessandro Averone, Valentina Marziali, Massimiliano Giovannetti

Le foto che potete apprezzare in questa pagina sono state scattate da me e Francesca Tagarelli nel corso delle prove aperte dello spettacolo tenutesi al Globe di Villa Borghese il 27/9/2003, durante la Notte Bianca che, alla faccia di blackout e pioggia, finchè è durata è stata bellissima!

Per questo meraviglioso spettacolo Gigi ha appositamente creato una compagnia di giovani attori, "...dopo una selezione molto accurata, perchè giovanissimi sono gli interpreti della storia. Questa è la difficoltà maggiore... ma questa è la sfida, prestare ai suoi interpreti, per leggere la storia, gli occhi di un artista che ha avuto su di sè quelli del pubblico e il suo favore incondizionato..." (note di Loredana Scaramella, assistente alla Regia del Mandrake).

Si tratta del quarto Shakespeare affrontato da Gigi, dopo Il Mercante di Venezia e Coriolano, che l'hanno visto giovanissimo interprete, e Falstaff e le allegre comari di Windsor, che è stata la prima regia, ed ha segnato l'inizio della collaborazione con Angelo Dallagiacoma, traduttore ed adattatore anche di questo spettacolo.

La cronaca che segue riguarda le repliche dello spettacolo al Brancaccio nel 2004.

Su una scena unica costituita esclusivamente di tubi Innocenti, illuminati peraltro da luci livide e fredde, che richiama la scena del Globe seicentesco, irrompe improvvisamente, col sottofondo di una possente batteria che scandisce un ritmo rap, la marmaglia dei Montecchi e dei Capuleti che si affronta. Gigi ci instilla subito il concetto che Romeo e Giulietta non è solo una storia d'amore, ma soprattutto di passioni estreme e violente, che provvede ad illuminare con luci ora caldissime. Il tempo di introdurre i personaggi, che parlano un linguaggio accessibile a tutti ed infarcito di doppi sensi a sfondo sessuale (tutti presenti nel testo originale, alcuni anche intraducibili), e quando i due sfortunati amanti, "avversati dalle stelle", si incontrano per la prima volta, lo spettacolo si accende. Allora non c'è più tempo di riprendere fiato tra una scena e l'altra, anche perchè l'interpretazione dei giovani attori della compagnia è estremamente fisica, tutto ciò che resta da fare è abbandonarsi alla poesia di Shakespeare e alla lettura di Gigi, che ha il pregio fondamentale di essere giovane. E quando si è giovani non c'è nulla al di fuori della passione. 

Poi, stritolato dall'odio atavico e ormai insensato delle due famiglie nemiche, ucciso da Tebaldo della famiglia Capuleti, muore Mercuzio sibilando scherzi e maledizioni che servono a nascondere, forse anche a sè stesso, il rimpianto di abbandonare una vita che con lui non è stata avara di soddisfazioni, e tutto il clima dello spettacolo cambia: Romeo, fresco sposo, deve improvvisamente fronteggiare le conseguenze dell'omicidio di Tebaldo. Una parte di lui muore nello stesso momento, i presagi oscuri che aleggiano sulla storia fin dall'esplicito prologo si incarnano. E il concerto per violoncello di Elgar, con le sue note dolcissime e cupe prende il posto della batteria, accompagnando passo passo il disfacersi ineluttabile dei piani umani a confronto col destino.

Le luci sono nuovamente fredde, il succedersi degli eventi è tanto rapido e simultaneo da non dare il tempo di riprendere fiato: Shakespeare affida il compito di spezzare momentaneamente la tensione solo al pragmatismo oggi comico e francamente inconcepibile del padre di Giulietta e della nutrice, che col cadavere fresco di Tebaldo organizzano le fatali nozze di Giulietta e Paride, il colpo di acceleratore verso la tragedia.

Le scene di massa coreografate splendidamente, i duelli di estrema violenza e rapidità, i costumi atemporali (perchè senza tempo è la storia di Romeo e Giulietta, o lo sarà almeno fintanto che gli adolescenti continueranno ad innamorarsi), che strizzano l'occhio al seicento elisabettiano ma lo sbattono in mezzo alle strade di oggi, completano il quadro di uno dei migliori spettacoli che rechino la firma di Gigi Proietti. Un artista che mette al primo posto SEMPRE l'esigenza di COMUNICARE. Non si comunica quando l'interlocutore si annoia.

Tutti gli attori assecondano l'idea del loro regista, con prove magnifiche. Alessandro Averone nei panni di Romeo è uno stupefacente ragazzino isterico per tutto il primo e secondo atto, ed è un giovane uomo stroncato da un disegno molto più grande di lui, distrutto, alla fine della tragedia. Un morto che cammina, fin dall'annuncio errato della morte di Giulietta. Valentina Marziali è una Giulietta stupefacente, niente affatto angelicata, fisicamente perfetta per la parte di una quasi quattordicenne che diventa donna, come accadeva nel duecento, semplicemente per l'aspettativa del primo incontro d'amore e, se nella scena della festa ancora con impaccio si destreggia con le armi di cui dispone per istinto l'eterno femminino, mentre attende lo sposo nel talamo nuziale è una femme fatale. Il Mercuzio di Alessandro Albertin è potente e guascone, e morendo si esalta trasportando tutto il pubblico nell'empireo che spetta agli artisti. Massimiliano Giovannetti, nel saio di Frate Lorenzo, è la saggezza,  spiazzante e carismatica, di un altro giovane cresciuto nella conoscenza, ma pur sempre un giovane, tanto da contemplare la morte come soluzione ad un problema. Nadia Rinaldi è un grande personaggio comico quando deve esserlo, ma riesce a comprimere la pur debordante fisicità in un dolore tanto immenso quanto muto alla morte di Giulietta. Una menzione d'onore speciale, infine, a Martino Duane, il padre di Giulietta, che trascina il pubblico in un'invettiva tanto esaltante quanto violenta e inaspettata; a Gianluca Frigerio, il Principe, dalla dignità regale; e a Massimiliano Pazzaglia, padre Montecchi, costretto entro una parte risicatissima e capace, con la sua sola battuta finale, di dare alla tragedia il suo senso più profondo, sussurrandola appena sul fresco cadavere del figlio.

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La locandina

Quelle che seguono sono le foto che ho  scattato io. 

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Spiega la scena che si va a provare

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Bellino, il Globe, no?

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Anche se sembra un cazziatone, in realtà sta spiegando a Massimiliano Pazzaglia (sullo sfondo) come intende una certa reazione di Messer Montecchi

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Assorto e concentrato

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Buona parte del cast... e una colonnina del teatro!

Queste altre  mi sono state inviate da FRANCESCA TAGARELLI, che ringrazio (visto che mantengo le promesse?)

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con Alessandro Averone (Romeo)

Note di regia

Le critiche

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