Gigi Proietti: Gli Uccelli

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1964 Di Aristofane Regia di Giuseppe de Martino
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Trama tratta dall'Enciclopedia dello spettacolo Garzanti

Due vecchi, Pistetero ed Evelpide, lasciano Atene, troppo occupata tra delazioni e processi, e se ne vanno dagli uccelli. Convinti l’Upupa (un tempo Tereo) e gli altri uccelli dei vantaggi che ne ricaveranno, fondano con loro una città tra cielo e terra, Nubicuculla, che viene subito invasa da ateniesi scrocconi: un poeta, uno spacciaoracoli, un geometra, un ispettore delle tasse, un venditore di decreti. Pistetero li scaccia, così come scaccia Iride, messaggera di Zeus, entrata in città senza lasciapassare. Saputo poi da Prometeo che gli dei muoiono di fame perché gli uomini non celebrano più sacrifici, sfrutta la ghiottoneria di Eracle, ottenendo che i numi cedano agli uccelli il potere ed a lui la mano di Sovranità figlia di Zeus.

Gigi nella parte dell'Upupa sostituiva forse Paolo Poli che rinunciò allo spettacolo. Nel programma di Gianni Minà "Storie, vite di uomini non banali", trasmesso da Raidue nel 1996, Gigi racconta che questo spettacolo si svolgeva all’aperto in una serie di repliche pomeridiane, mentre dall’altra parte del palcoscenico scorreva il traffico normale. Il costumista aveva preparato per lui una calzamaglia (che Gigi odia con tutte le sue forze, in parte perché è ben conscio del diametro delle sue coscette, in parte perché gli si attaccano addosso) verde su cui aveva attaccato ciuffi di tulle ed aveva dipinto, mentre Gigi la indossava, venature di colore con una bomboletta spray per dare l’impressione delle piume. Non contento, aveva completato il costume con un becco enorme che copriva completamente il volto di Gigi.

Così, mentre recitava il suo monologo, la gente che passava gli tirava i sassi. Non solo, ma alla fine della recita, tutto il colore aveva stinto sul corpo: è la prima volta in cui Gigi si incazza sul serio.

 

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