Gigi Proietti: La proprietà non è più un furto

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1973 Regia di Elio Petri
Con Flavio Bucci, Ugo Tognazzi
Un giovane bancario (Bucci), che si proclama marxista-mandrakista perchè ruba solo ciò di cui abbisogna, ma mai soldi perchè ha sviluppato negli anni un'allergia alla cartamoneta, identifica come capro espiatorio un volgare macellaio, prototipo di tutti i parvenus arricchitisi rubacchiando a destra e manca (Tognazzi). Quindi comincia a tormentarlo in tutti i modi e gli entra persino dentro casa con la complicità di un ladro (uno strepitoso Mario Scaccia, che ruba la scena a tutti), che poco dopo morirà in questura per lo spavento di essere associato a un potenziale terrorista (erano gli anni di piombo, capirai...).

Il macellaio cerca di convincere il bancario che nel mondo tutti fregano tutti e quindi è pure giusto cercare di farlo, ma quando si accorge di non riuscire in alcun modo ad accattivarsene la simpatia, lo uccide con uno strangolamento artificiale (fatto a mano, mi si passi la citazione dalla Tosca). 

Gigi partecipa solo per cinque minuti, nella parte di Paco l'argentino, esponente di spicco della ladreria, ma cinque minuti che lasciano il segno, mentre occhieggiando al famoso discorso di Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare, tesse un elogio del ladro con una cinepresa continuamente puntata sulla faccia e una tale ricchezza di accenti da lasciare incantati, come potete osservare di lato.

Gigi non incontra praticamente nessuno dei divi che hanno partecipato al film, visto che la sua partecipazione si limita a cinque minuti al piazzale del Verano, per di più praticamente in un unico piano-sequenza. Con molti di essi, tuttavia, ha lavorato proficuamente in altri film.

 

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Paco l'Argentino

Ringrazio infinitamente Carmen per avermi procurato il film

 

 

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