Un
giovane bancario (Bucci), che si proclama marxista-mandrakista
perchè ruba solo ciò di cui abbisogna, ma mai soldi perchè ha
sviluppato negli anni un'allergia alla cartamoneta, identifica
come capro espiatorio un volgare macellaio, prototipo di tutti i
parvenus arricchitisi rubacchiando a destra e manca (Tognazzi).
Quindi comincia a tormentarlo in tutti i modi e gli entra persino
dentro casa con la complicità di un ladro (uno strepitoso Mario
Scaccia, che ruba la scena a tutti), che poco dopo morirà in
questura per lo spavento di essere associato a un potenziale
terrorista (erano gli anni di piombo, capirai...).
Il macellaio cerca di
convincere il bancario che nel mondo tutti fregano tutti e quindi
è pure giusto cercare di farlo, ma quando si accorge di non
riuscire in alcun modo ad accattivarsene la simpatia, lo uccide
con uno strangolamento artificiale (fatto a mano, mi si passi la
citazione dalla Tosca).
Gigi partecipa solo per
cinque minuti, nella parte di Paco l'argentino, esponente di
spicco della ladreria, ma cinque minuti che lasciano il segno,
mentre occhieggiando al famoso discorso di Marco Antonio nel Giulio
Cesare di Shakespeare, tesse un elogio del ladro con una
cinepresa continuamente puntata sulla faccia e una tale ricchezza
di accenti da lasciare incantati, come potete osservare di lato.
Gigi
non incontra praticamente nessuno dei divi che hanno partecipato
al film, visto che la sua partecipazione si limita a cinque minuti
al piazzale del Verano, per di più praticamente in un unico
piano-sequenza. Con molti di essi, tuttavia, ha lavorato
proficuamente in altri film.