Critiche

Rita Sala, Il Messaggero di Roma

…l’attore, con molta riflessività e senza la faciloneria che avrebbe potuto affliggerlo davanti a un’opera così impervia, ha lavorato molto e molto bene… Nemmeno il pericolo, mai abbastanza esorcizzato dai mattatori, di essere registi delle loro performances al di là di qualsiasi senso critico, ha intaccato l’importanza e il valore dello spettacolo… O lo spettacolo e gli interpreti esistono, come in questo caso, oppure no… che stilaccio, Proietti, nel nominare le prostitute dal grande culo con la stessa gelosa sensualità con cui, da Otello, getta in faccia a Jago la terribile esortazione… Tutto, incredibilmente, credibile… E ciò che si ritrova tra le mani, al di là dei facili magnificat, è proprio teatro alto, per il quale l’abusata definizione "prova d’attore" si sostanzia, finalmente, di autenticità… Alla festa, che dura un paio d’ore, il pubblico avrebbe partecipato volentieri anche senza intervallo. Gli applausi sono stati torrenziali, veri, pieni della partecipazione di platea e gradinate, una tantum affollatissime di gente contenta.

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Franco Quadri, La Repubblica

…Ma s’affacciano soprattutto un asciutto Amleto e un Otello frastornante, la razionalità di un bellissimo abbozzo di Shylock, il nichilismo di Macbeth, il ghigno compiaciuto (e prediletto, si direbbe), di Riccardo di Gloucester, le svaporate insensatezze di Lear, le invettive paranoiche di Coriolano e Timone… Lui c’infila, oltre ai riferimenti richiamati, senza dimenticare sé stesso, il più largo sfoggio di gamme recitative, arginando gli sforzi comici e trattenendosi perfino dallo strafare… Al sottoscritto lo show ha ispirato in più la nostalgia di un Proietti (controllato come ancora dimostra di saper essere quando vuole) di ritorno a un testo di Shakespeare presentato tutt’intero… Una rentrèe… ce la potrebbe regalare: il successo di questo studio divertito e virtuosistico sul massimo autore e su sé stesso potrebbe servire da auspicio.

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Giorgio Serafini, Il Tempo

…è un esercizio di mitopoiesi misto a una seduta spiritica, rappresenta un iter romantico per un attore trasformista che abbia voglia di essere per qualche sera il catalizzatore di una forza arcana e magnifica, la stessa che Coleridge vide in Kean… Gigi Proietti ha capito tutto ciò benissimo, al di là di ogni più rosea previsione, e l’evocazione è riuscita: Edmund Kean era lì che si compiaceva sardonicamente nel palchetto laterale, credeva di non essere visto e godeva ancora una volta di questo incantesimo…

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Tonino Scaroni, Il Tempo

… Luigi Proietti si catapulta nelle immortali parole di Shakespeare e, strappando loro l’anima, rivela generosamente i segreti di un grande interprete, trascinando nelle passioni lo spettatore. Un autentico successo, con molti applausi a scena aperta e molte chiamate alla fine… si replica (purtroppo) solo per due settimane.

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Rodolfo di Giammarco, La Repubblica

Cogliendo un successo personale, un trionfo tutto solitario, Gigi Proietti è finalmente riuscito a "storicizzare" la sua vena di grande interprete funambolo, la sua attitudine a debordare, a miscelare, da mattatore d’oggi al servizio dell’arte, magari un’arte dei grandi numeri, dell’animoso consenso che deve diffidare, finchè possibile, delle culture di moda… il vorticare del carattere di Kean si addice all’ardimento di Proietti, e m’azzarderei a dire che più di una volta ne svela, ne racconta in modo analogo l’ostinatezza d’animo congiunta a un’umana fragilità, a un’acrimonia di mestiere… Proietti vi prodiga una ribalderia colma di smarrimento, di malìa brusca: più per vocazione che per disegno. D’altronde, i suoi momenti più magistrali sono proprio quelli "in calare"… come quando affronta l’episodio della scomparsa prematura del figlio di Kean e ne fa lievitare qualcosa di commovente…

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