Le critiche

È attraverso l'evocazione poetica che, come in una suggestiva cartolina, prende vita il panorama agreste siciliano con i suoi contrasti, la sua ironia, il suo folclore. Così si presenta la messinscena di Liolà firmata da Gigi Proietti che (...) offrirà allo spettatore una fotografia di un mondo che non c'è più, di una dimensione bucolica tanto cara a Luigi Pirandello e restituita con grande maestria da un cast prestigioso dove spiccano i nomi di Gianfranco Jannuzzo e Manuela Arcuri. «Dal palcoscenico del Teatro Manzoni - dichiara Proietti - prende il via questa nostra avventura che non ha ancora avuto rodaggio, ma che spero possa rendere omaggio all'autore siciliano. Con un atto di fedeltà ho lavorato a questo grande testo che trasuda sicilianità da tutte le parole». Lo sforzo del regista si è limitato alla lettura e alla profonda comprensione del lavoro pirandelliano, senza concedersi slanci interpretativi. «Non proponiamo una versione bizzarra del testo, a metà strada tra commedia e tragedia, bensì una mera lettura, e non una rilettura, fedele all'originale e alle intenzioni dell'autore agrigentino. Liolà è un'opera che evoca emozioni, piena di ironia e di divertimento: ecco perchè non ho voluto usurpare i valori contenuti nelle sue parole». Conducendo un lavoro di precisione artistico-interpretativa, Proietti, senza focalizzare l'attenzione su un aspetto particolare, ha optato per «una messinscena di un testo incomprensibile. Lavorando sugli attori, ho cercato di ricreare sulla scena, quel gusto perfidamente ironico che Pirandello ha sempre nei confronti dell'umanità». Liolà, ambientato nella Sicilia sconvolge la quiete campagnola, dipinge una  società di tipo verghiano, dominata dall'interesse, dall'ansia di accumulare «la roba». Il protagonista, Liolà appunto, interpretato dal fascinoso Jannuzzo, pur trasgressore delle regole morali, appare come l'unico dotato di grande umanità, buono, generoso, in contrapposizione all'egoismo altrui. (...)

Viviana Persiani, Il Giornale, 10/2/2006

(...) la regia di Proietti fa ascoltare gustosamente il testo, in cui si recupera un pò dell'agrigentino originale poi tradotto in italiano dall'autore; inventa parecchie gag spiritose ed efficaci; e dirige al meglio molti attori, in primis l'eccellente Turi Catanzaro (...)

Masolino d'Amico, La Stampa, 12/2/2006

(...) Una commedia che non sfugge a una sicilianità un pò agiografica (...) ma che nasconde un protagonista che oltra ad essere di gioioso e agreste vigore è anche una sorta di Don Giovanni che crede che tutto gli sia permesso in nome della vitalità e della poesia (...) E il Liolà dell'ottimo Gianfranco Jannuzzo (...) ha più questo sapore che quello di un ovvio figlio minore del dio Pan ingravidatore di donne a getto continuo, ha note di autentico derisore, pacato e allegro, è più per canzonare che riparare, è un ironico maestro d'egotismo (...). E la briosa regia di Proietti immerge nella giusta dose di sicilianità la commedia, facendo vivere dei bei caratteri (...) E tra canzoni e balli campestri si snoda la storia di Liolà, gaglioffo maestro di leggerezza.

Magda Poli, Il Corriere della Sera, 23/2/2006

(...) Proietti ha dato dello spettacolo una regia di quello stile "realistico-popolare" che si usa di solito per Cavalleria Rusticana o Rugantino, cercando di animare l'azione con cento aneddoti gestuali e coreografici (...) Ci si diverte però grazie al solito strepitoso talento di Gianfranco Jannuzzo (...)

U.V., La Repubblica, 27/2/2006