Nota del regista |
Nota del regista ovvero Gigi Proietti si autointervista
…ma intesa in senso ottocentesco? O forse, farsa plautina? Beh, anche intreccio! È questo il suo
spessore? Bah! Ma fu la Regina che volle
rivedere di nuovo in scena quel personaggio che tanto la divertiva. Quindi se noi non ridiamo siamo poco nobili? Beh, che centra? Ma il titolo
vero qual è: Falstaff e le allegre comari o semplicemente Le allegre
comari di Windsor oppure… Molti
giochi di parole tipici shakespeariani sono intraducibili. E allora che lingua
usare? Ehhh… E allora? Bah. Se fai teatro devi dimostrare che hai letto o al limite citare le tue letture per fare sapere che sei uno che legge. Ma siamo sicuri? E se mettessimo sul programma i siti teatrali di Internet e ognuno si leggesse quello che gli pare? Già, ma allora a noi teatranti cosa resterebbe da fare? Beh, il teatro. E il personaggio Falstaff è teatrale? Non è teatrale e basta. È il TEATRO. Come può un personaggio da solo essere il teatro? In parte riunendo in sé tutti gli "umori" delle interpretazioni, i vezzi le profondità, gli scarti di ritmo, le superficialità, il gonfiore e l'improvvisa secchezza, la grande verità della sua finzione: è aria. È certo: specchio, non della natura si badi, ma dell'arte. È frammentarietà, è costruito da pezzi di un tutto che fatica a stare insieme e che si scolla continuamente, rablesianamente, si partorisce in tanti piccoli Falstaffini per incollarsi di nuovo all'improvviso. Ma la tradizione
inglese vorrebbe che… Ripeto,
questo su Internet. Noi sappiamo che Falstaff ha bisogno di fare capire alle
comari e agli altri che tutti senza di lui burlato, "gli altri", non
avrebbero un briciolo di sale! Evviva quindi la burla, olocausto al quale egli
si sottopone con la voluttà di chi non vuole che il gioco (teatrale) finisca. |