Gigi Proietti: Liolà

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1988 Di Luigi Pirandello Regia di Gigi Proietti
Con gli allievi del Laboratorio di Esercitazioni Sceniche

Nelle campagne di Agrigento, zio Simone Palumbo, ricco e anziano, non ha figli dalla giovane moglie Mita. Lo canzona il gaio Liolà, amato da tutte, che di figli ne ha tre da tre donne diverse, ed è in attesa di un quarto da Tuzza, nipote di zio Simone, che però rifiuta di sposarlo nonostante le sue insistenze. Perché Liolà è libero come l’aria, ma anche uomo d’onore e non si è mai tirato indietro quando ha scoperto le gravidanze delle sue precedenti amanti, ma nessuna di loro ha voluto sposarlo. Invidiosa di Mita, che a suo tempo è stata sinceramente amata da Liolà, Tuzza propone a Zio Simone di far passare per suo il figlio che attende da Liolà. Il vecchio accetta e bistratta la moglie, che decide di rendergli la pariglia, accettando infine la corte di Liolà e concependo il quinto figlio del giovane. Venuto a sapere della fresca gravidanza della moglie, zio Simone fa passare per suo anche questo bambino, e nell’ottica di intestargli l’eredità abbandona al suo destino Tuzza, invitandola sprezzante a farsi sposare dall’uomo che l’ha messa incinta. Ma Liolà non vuole saperne di prendere per moglie una donna che l’ha già respinto in malo modo e Tuzza, in un accesso d’ira, tenta di ucciderlo. Liolà disarma la donna ed allegramente la invita ad affidare a lui il figlio che aspetta. Poi, come è suo costume, se ne va via cantando.

L’unico Pirandello di Gigi, che lo ha presentato solo per due giorni al teatro Greco di Taormina, con la gente che si arrampicava lungo le pareti scoscese per assistere allo spettacolo, e poi non lo ha più ripreso. Purtroppo non lo ha ripreso neanche la RAI, per cui non sono tra quei fortunati che hanno assistito all’allestimento, concepito, secondo le intenzioni chiaramente espresse nell’autore nel frontespizio della commedia, come una commedia contadina con musiche e danze. Musiche, nella fattispecie, di Pippo Caruso, siciliano d.o.c., molto belle se si mantengono sullo standard di "Arzira" (che significa ieri sera), che Gigi ha cantato davanti al gotha del teatro italiano la sera di una delle Feste per il Teatro, cerimonia di consegna del Biglietto d’oro, più sfigate della storia, tra basi musicali che non partivano, corpi di ballo ungheresi senza traduttore simultaneo che non capivano quando era il momento di tornare dietro le quinte, e fari che si fulminavano. Ovviamente, contaminare un Pirandello con buona musica e canzoni, nonostante siano previste dall’autore, è sembrato un sacrilegio, ma io sono convinta che Liolà sia un personaggio perfetto per le corde di Gigi, e non so che darei per poterlo vedere.

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