Nelle campagne di Agrigento, zio
Simone Palumbo, ricco e anziano, non ha figli dalla giovane moglie Mita.
Lo canzona il gaio Liolà, amato da tutte, che di figli ne ha tre da tre
donne diverse, ed è in attesa di un quarto da Tuzza, nipote di zio
Simone, che però rifiuta di sposarlo nonostante le sue insistenze.
Perché Liolà è libero come l’aria, ma anche uomo d’onore e non si
è mai tirato indietro quando ha scoperto le gravidanze delle sue
precedenti amanti, ma nessuna di loro ha voluto sposarlo. Invidiosa di
Mita, che a suo tempo è stata sinceramente amata da Liolà, Tuzza propone
a Zio Simone di far passare per suo il figlio che attende da Liolà. Il
vecchio accetta e bistratta la moglie, che decide di rendergli la
pariglia, accettando infine la corte di Liolà e concependo il quinto
figlio del giovane. Venuto a sapere della fresca gravidanza della moglie,
zio Simone fa passare per suo anche questo bambino, e nell’ottica di
intestargli l’eredità abbandona al suo destino Tuzza, invitandola
sprezzante a farsi sposare dall’uomo che l’ha messa incinta. Ma Liolà
non vuole saperne di prendere per moglie una donna che l’ha già
respinto in malo modo e Tuzza, in un accesso d’ira, tenta di ucciderlo.
Liolà disarma la donna ed allegramente la invita ad affidare a lui il
figlio che aspetta. Poi, come è suo costume, se ne va via cantando.
L’unico Pirandello di Gigi, che lo
ha presentato solo per due giorni al teatro Greco di Taormina, con la
gente che si arrampicava lungo le pareti scoscese per assistere allo
spettacolo, e poi non lo ha più ripreso. Purtroppo non lo ha ripreso
neanche la RAI, per cui non sono tra quei fortunati che hanno assistito
all’allestimento, concepito, secondo le intenzioni chiaramente espresse
nell’autore nel frontespizio della commedia, come una commedia contadina
con musiche e danze. Musiche, nella fattispecie, di Pippo Caruso,
siciliano d.o.c., molto belle se si mantengono sullo standard di "Arzira"
(che significa ieri sera), che Gigi ha cantato davanti al gotha del teatro
italiano la sera di una delle Feste per il Teatro, cerimonia di consegna
del Biglietto d’oro, più sfigate della storia, tra basi musicali che
non partivano, corpi di ballo ungheresi senza traduttore simultaneo che
non capivano quando era il momento di tornare dietro le quinte, e fari che
si fulminavano. Ovviamente, contaminare un Pirandello con buona musica e
canzoni, nonostante siano previste dall’autore, è sembrato un
sacrilegio, ma io sono convinta che Liolà sia un personaggio perfetto per
le corde di Gigi, e non so che darei per poterlo vedere.