Tre commedie riunite insieme:
GASTONE: la satira efferata al bell’attore
stanco, affranto, compunto, senza orore di sé stesso e per giunta tanto
cocainomane che una tirata ha qualche effetto solo per pochi secondi,
ladro per pagarsi la neve, e logicamente spacciatore nella miseranda
pensione dove abita assieme a quattro o cinque sgallettate antesignane
delle varie veline e letterine dei nostri tempi. La storia che lo
introduce è appunto quella di una sartina da lui convinta a lanciarsi nel
rutilante mondo dello spettacolo, che soltanto vivendo per qualche tempo
di espedienti come tutti i suoi coinquilini, decide alla fine di non
credere più alle promesse del fascinoso lestofante, che finisce anche in
galera per aver rubato una delle poche collane di valore che non abbiano
già preso la via del banco dei pegni. Come si fa a trovare disperatamente
simpatico questo personaggio? Se lo interpreta Gigi, è possibile. Perché
lo rende degno delle mosche da bar che tanta parte hanno avuto nel
riempire la nostra immaginazione di artisti romantici e maledetti
attaccati alla bottiglia; perché ciononostante è pieno di vita e di
piccoli sotterfugi per i quali non si può non provare empatia; perché
quando si lascia arrestare, non prima di aver tentato di tagliare la
corda, è assolutamente adorabile, e molto, molto romantico. Perché Gigi
Proietti è Gigi Proietti, e non Mario Scaccia che, con tutto il rispetto
per questo grandissimo interprete, considera piuttosto Gastone la maschera
funeraria di un’epoca che fu e trascura il banale divertimento che
invece evidentemente Gigi prova, assieme all’amore sconfinato che nutre
per tutti i suoi personaggi.
BENEDETTO FRA LE DONNE: le
tragicomiche disavventure di un bulletto da cortile, sciupafemmine e
squattrinato, che mentre cerca di farsi entrare in tasca qualche lira
circuendo un’obesa ostessa, deve vedersela con la sua gelosa amante.
Finirà, tra il patetico ed il dolciastro, nella povera stanza in affitto
che i due occupano, in una danza esorcizzante al suono dell’orchestra
che allieta i pasti degli avventori all’osteria sotto casa. Bullo di
cortile tanto "vorrei ma non posso", pieno di battute fulminanti
nel più puro stile romanesco. Di quelle battute che possono distruggerti
una vita, innocuamente lanciate, come anatemi terribili, sulle tavole del
palcoscenico.
ROMANI DE ROMA: la filosofia
spicciola del ciabattino Archimede, sbronzo di prima mattina, uno che dà
ad intendere di saperla molto lunga e inanella una serie incredibile di
strafalcioni esilaranti. Una tipica giornata di lavoro in un cortile dove
vanno e vengono i tipi più strani ed improbabili e si intrecciano le
bevute memorabili con i battibecchi. Gigi ubriaco come una zucca
improvvisa sull’estro del momento e sul calore del pubblico, si diverte
e diverte come soltanto lui sa fare.
Nel 1994 lo riprende per un giro in
tutte le maggiori città d'Italia.
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la critica