Un
tassista newyorkese ha organizzato i suoi orari in maniera tale da
riuscire a mantenere due famiglie felici senza che l'una sospetti
minimamente dell'altra. Un banale incidente d'auto, a causa del quale
viene ricoverato in ospedale, fa sì che le due mogli del tassista si
incrocino, e da qui partono gli equivoci che
reggono questa commedia.
Per la versione italiana si è
preferito, ritengo giustamente, trasportare la situazione e i suoi
equivoci a casa nostra: il tassista bigamo si chiama Mario Rossi e
gestisce efficacemente due appartamenti con le relative consorti, una nel
quartiere Prati, l'altra nel quartiere Aurelio di Roma. E quando per una
volta sgarra agli orari faticosissimi che si è imposto, parte la
girandola di bugie che, accartocciandosi su sè stesse nella migliore
tradizione della pochade, danno origine alle molteplici esilaranti
situazioni che finiranno con l'implodere l'una sull'altra. Per una
commedia del genere sono necessarie molte porte dalle quali rapidamente
entrare ed uscire secondo tempi che devono essere inscritti nel DNA, e un
affiatamento pazzesco tra gli interpreti, poichè se un solo tempo non
viene rispettato, si crea un effetto valanga che rischia di travolgere la
perfezione dell'intreccio creato dall'autore.
Lo spettacolo, negli anni in cui
è stato in scena, ha registrato 535 repliche con un lusinghiero e
meritato successo di pubblico: tutti gli artisti in scena infatti, come
animati da un orologio magico, reggono perfettamente i tempi indiavolati
della rappresentazione, in cui è quasi impossibile riprendere fiato tra
una risata e l'altra, tante sono le battute fulminanti, tante sono le gag
visive che prepotentemente bussano alle varie porte della scenografia
essenziale, tanto rapidamente si complica il castello di bugie innalzato
dai protagonisti.
Tutti gli artisti perfetti nei
rispettivi ruoli, ma menzione d'onore ai due protagonisti, pretesto e
motore dell'azione: Gianluca Guidi, nei panni del fedifrago Mario Rossi,
che conservando una sorta di aereo distacco dalle situazioni, ma anche
ahimè una certa freddezza paterna, nel tentativo di sbrogliare una
situazione ingarbugliatissima si prodiga in un'interpretazione molto
fisica; e Massimiliano Giovanetti, cui tocca il ruolo dell'amico Walter
Fattore, forse per contrasto molto coinvolto dal suo ruolo, per il quale
cita il tic degli occhiali di Carlo Verdone.
Dice Gigi: È una vera farsa,
e per
giunta difficile da mettere in scena. Ma è nata con la camicia perché è
un pezzo di comicità pura che innesca un miliardo di situazioni e di gag
verbali.
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