Gigi Proietti: Piccola storia di Indianapolis

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Nello stesso articolo dell'Espresso dove veniva raccontata la Rivolta delle Poltrone (1999), Gigi pubblicò anche questi due sonetti per ironizzare sull'apertura a spron battuto del piccolo teatro India, che nasceva allora come satellite dello Stabile di Roma, con il compito precipuo di permettere sperimentazioni ancora più ardite perchè del tutto svincolato da politiche di mercato.

Dopo la pubblicazione di questi quattro sonetti, qualcuno osò dargli del "qualunquista" (mi dispiace di non potervi fornire per il momento dati storici più precisi). Gigi rispose letteralmente per le rime, in un quinto sonetto senza titolo. 

SI RINGRAZIA CESCA PER LA PREZIOSISSIMA COLLABORAZIONE "ARCHEOLOGICA"

1

E’ stato fatto tutto a gran cariera

"sbrigamose, ragazzi, debbuttamo!

Tutto comincia martedì sera;

qualche cosa, vedrai, je l’accroccamo"

 

Tanto sarà presente l’arto cêto,

la borghesia romana illuminata:

a quelli basta che je fai l’Amleto,

che j’hai bell’e aggiustata la serata.

 

Poi je dimo che semo abbituati

A lavorà tra mezzo le macerie

Che’ se sentimo più gratificati.

 

Te pare che mò che aprimo l’Argentina?

Lì nun se ponno fà le cose serie.

Pè questo amo riaperto ‘na cantina.

 

2

E la cantina è un posto alternativo,

dove nun se farà er tradizzionale:

Quello lo fà sortanto quarche divo.

Qui lo star system è istituzzionale…

 

Vôi sapè che vor dì? Che li quatrini

Ce li rimedierà l’istituzzione.

Cioè ce li daranno i cittadini.

E in cambio proveranno l’emozione

 

De trovasse in un posto rimediato,

dove potranno assiste in povertà

ai capricci de quarche accurturato.

 

Ma per adesso, a’ffà le cose bbene,

pagamo solo le ospitalità…

Che’ produce da noi, nun ce conviene.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E non è finita qui... leggete il quinto sonetto

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