Gigi Proietti: Teatro di Roma

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Proveperunsito live space

 

Questo sonetto chiosa in maniera fulminante la polemica innescata dall'Espresso. E' tutto quanto più caustico della soda, ma il finale, l'ultimo verso, nella tradizione del sonetto romanesco, è una cosa semplicemente terrificante. Io lo trovo molto divertente, spero che piaccia anche a voi.

Leggete in sequenza tutti i precedenti sonetti 

SI RINGRAZIA CESCA PER LA PREZIOSISSIMA COLLABORAZIONE ARCHEOLOGICA 

"Hanno fatto ‘na veja a l’Argentina

co’ tanto de cannele e processione,

perché" così diceva mi cuggina

"è defunto er teatro de Martone"

 

"Quello – chiesi – che operse ‘na cantina

co’ le risorze della sovvenzione?"

"Lui! E fece annà spettacoli a Latina

che nun ci annorno più de tre perzone.

 

Pare che tutto er pubblico romano

Mo’ chiagne, se flaggella e se dispera…

E cià la nostargia d’India e Corano.

 

E’ successo così, cotto e magnato,

ch’è morto ‘sto teatro de frontiera".

"Cuggì, ma sei sicura ch’era nato?"

 

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