Clone di lusso organizzato in tutta fretta da Mediaset
con il cast tecnico ed artistico di "Rocca" ma con un altro
regista (Franco Giraldi). Perché clone? Ma perché il tentativo, fin
troppo scoperto, dei responsabili Mediaset, era quello di bissare il
clamoroso successo del predecessore. Perché di lusso? Perché Laura
Toscano e Franco Marotta inventano uno strampalato avvocaticchio
cinquantenne che tira a campare difendendo poveracci e sfigati, per il
quale l’avvocatura è proprio l’ultima cosa. Un antieroe dall’impermeabile
stropicciato, sempre con l’Ufficiale Giudiziario per casa, inutilmente
perso dietro l’ex moglie Chiara, interpretata Ornella Muti (sulla quale
non mi pronuncio per insopprimibile antipatia), sfigato al punto da essere
costretto a convivere con un petulante vecchietto che gli ha venduto la
nuda proprietà del suo appartamento senza avere nessuna intenzione di
morire (Fiorenzo Fiorentini), pieno di gioia di vivere e leggerezza, che
nel corso delle quattro puntate, messo davanti a un pasticciaccio brutto,
cresce di statura fino al gigantismo senza perdere una briciola della sua
levità anche nei momenti più drammatici.
Partendo dalla morte di una ragazza in un incidente
stradale sull’Ardeatina, l’avvocato si imbatte in una trama condita di
amori impossibili, feticismo, droga e prostituzione che coinvolge la figlia Giovanna e
l'ex moglie Chiara (Muti), e che alla fine
conterà quattro morti. Un giallo ad orologeria con tutte le rivelazioni
solo all’ultima puntata ed un colpevole insospettabile.
Una grandissima interpretazione di Gigi, che tocca tutti
i registri, nel rendere un personaggio testardo ma fragile, che non si
sente all’altezza, che ha paura (e suda, e affanna, e trema sotto la
minaccia di una pistola), che è tentato, come tutti noi, di mandare tutto
al diavolo e si ubriaca per dimenticare ma la mattina dopo, con un mal di
testa coi controfiocchi, si lava la faccia e ricomincia daccapo. Senza
aloni misteriosi alla Marlowe, senza nubi di malinconia che lo avvolgono.
"Leggero leggero", non facilone.
Audience media di circa sette milioni nonostante le
numerose insopportabili interruzioni pubblicitarie, vincitore del
Telegatto ’97 per la migliore fiction. Alla cerimonia di premiazione,
Gigi si presentò con un bigliettino stropicciato (e forse qualche
scontrino sparso nelle tasche) dove aveva appena buttato giù il suo
sonetto migliore a tutt’oggi: La
Fiction.
La sigla di testa è una bellissima canzone di Claudio
Mattone: Il fatto è che non ti so dimenticare, che rappresenta il
pretesto per la pubblicazione di un CD di canzoni con lo stesso titolo (cliccate
sulla copertina del disco, un pò più avanti).
Come è sempre avvenuto dopo "Rocca", la stampa
ha montato la polemica: l’un contro l’altro armati appaiono sul
Messaggero Gigi e Massimo Dapporto, in onda in diretta concorrenza con
"Un prete tra noi 2", per commentare il leggero scarto di
audience in favore di quest’ultimo. Dapporto gongola alla grande,
puntualizzando che "l’errore di Proietti è stato quello di
prestarsi ad un esasperante battage pubblicitario sulle reti Mediaset",
ed elencando tutte le apparizioni di Gigi nella settimana precedente alla
messa in onda. Olimpica la risposta di Gigi: "Ma i trailers, se li
sarà persi?".
Con Fiorenzo Fiorentini Gigi ha
lavorato ancora in La Tosca (1973),
Villa Arzilla (1990) e Avvocato Porta
le nuove storie (2000); con Luisa de Santis ne La Commedia di
Gaetanaccio (1978), Fregoli (1981) e
Avvocato Porta le nuove storie (2000); con Franco Giraldi in Gli
ordini sono ordini (1972); con Edoardo Leo anche in Dramma della Gelosia, tutti i particolari in cronaca
(1999) e ne Il Maresciallo Rocca 2 (1998), episodio Enigma
finale. I due telefilm sono stati girati talmente di corsa l'uno dopo
l'altro che in una concitata scena nella quale il personaggio interpretato
da Leo tenta di convincere il Maresciallo della sua innocenza, gli scappa
(e gli si strozza in gola) un "Avvocà!"